Lo stabile amministrativo OFIMA progettato più di 50 anni fa, porta la firma del noto architetto Paolo Mariotta. L’edificio, situato in via Selva 11 a Locarno, è ritenuto una tra le sue opere migliori: concepito con sublime funzionalità ed estetica, nel 2017 viene inserito, a pieno titolo, tra gli edifici considerati meritevoli d’interesse tutelati secondo la Legge sulla protezione dei beni culturali.
Oggi, quest’opera protetta è tornata a splendere grazie a un importante intervento di restauro, intervento resosi necessario nonostante un’accurata manutenzione alla quale l’edificio è sempre stato sottoposto sin dalla sua inaugurazione. Con i suoi 2’900 metri quadrati di superficie lorda l’edificio non rispondeva di fatto più ai parametri convenzionali richiesti dall’odierna costruzione edilizia.
Il progetto di restauro, promosso dalle stesse Officine Idroelettriche della Maggia, è stato elaborato in collaborazione con lo studio Bardelli Architetti associati Sagl di Locarno e supervisionato da parte dell’Ufficio cantonale dei beni culturali per quanto riguarda gli aspetti storico monumentali da tutelare.
Officine Idroelettriche della Maggia SA
Fondate nel 1949, le Officine Idroelettriche della Maggia SA, meglio conosciute come OFIMA, rappresentano una tra le più importanti realtà per quanto riguarda la produzione di energia idroelettrica in Svizzera, questo grazie a una catena di impianti in grado di sfruttare le forze idriche del fiume Maggia e dei suoi affluenti, fino ad arrivare al lago Maggiore.
Il 1965 rappresenta per l’azienda un momento importante, di fatto OFIMA e OFIBLE (Officine Idroelettriche di Blenio SA, costituite nel 1956) riuniscono le proprie attività di comando e di controllo degli impianti di produzione in un’unica sede amministrativa a Locarno. Un centro operativo unico e una centralizzazione che hanno implicato cambiamenti all’interno del sistema di gestione: a partire dal 1976 i dispositivi di comando, misurazione e controllo degli impianti regolavano autonomamente a distanza il flusso d’acqua nelle gallerie e nei laghi artificiali sia in Valle Maggia che in Val di Blenio.
La progettazione del nuovo stabile amministrativo di Locarno viene affidata all’architetto Paolo Mariotta, già progettista per OFIMA in relazione alla realizzazione di alcune centrali idroelettriche.
Riscoprire la metalcostruzione in Ticino
ll restauro conservativo relativo allo stabile amministrativo OFIMA non solo ci ha permesso di riscoprire l’indubbia valenza architettonica di quest’opera, ma ci consente di compiere un breve viaggio attraverso il Ticino imprenditoriale di ieri e di oggi.
Se da un lato quest’opera vanta il coinvolgimento di Paolo Mariotta, definito “l’architetto di Locarno”, non possiamo certo non citare l’azienda Carlo Giugni e Fratelli, fiore all’occhiello nel settore dell’artigianato dell’edilizia nel Ticino (ma non solo) di quell’epoca. A questa realtà storica, attiva ancor oggi nel settore delle metalcostruzioni, va attribuita di fatto la realizzazione di gran parte delle opere originali realizzate in metallo e vetro, ivi comprese le caratteristiche facciate, dello stabile amministrativo OFIMA.
L’azienda vanta una storia centenaria: nel 1925 Luigi Giugni, giovane fabbro, apre un’attività in proprio. Nella bottega, situata nel quartiere Ospedale a Locarno, troneggia una forgia da cui presto nascono serramenti e altri prodotti in ferro forgiato. La lavorazione tradizionale del ferro continua fino al secondo dopoguerra e la ditta, passata nel frattempo nelle mani dei figli, viene rinominata Carlo Giugni e Fratelli. A seguito di una riqualifica del quartiere Ospedale, l’azienda si trasferisce nel 1946 in Via A. Pioda, dove tuttora risiede. Negli anni ‘60 inizia la produzione di serramenti costruiti con profilati in alluminio le cui serie e gamme vengono progettate dal proprio ufficio tecnico (serramenti “G”).
L’azienda, divenuta Giugni SA nel 1975, ha continuato a potenziarsi ampliando e ammodernando ripetutamente anche i propri stabilimenti: guidata da Silvano Giugni e Angelo Margiasso fino a giugno 2023 prosegue oggi la sua attività con Aram Berta, CEO e Andrea Ciampini, direttore generale.
Nella storia di Carlo Giugni (1921-2006) non va ricordata unicamente la sua natura imprenditoriale ma anche il grande impegno profuso a favore di un’intera categoria professionale – quella delle metalcostruzioni – grazie alla ventennale presidenza dell’Unione Svizzera del Metallo Federazione Ticino, oggi AM Suisse Ticino, associazione professionale di categoria nel settore delle metalcostruzioni e tecnica agricola a cui l’azienda Giugni SA è tutt’ora affiliata.
Sotto la presidenza di Carlo Giugni, dal 1971 al 1991, l’associazione affronta numerose sfide; il settore delle metalcostruzioni vive una grande espansione accompagnata da un’inarrestabile progressione tecnica.
La tradizionale immagine del fabbro, maestro e artigiano di paese, lascia definitivamente il posto a una produttività moderna e tecnologicamente avanzata, meno nostalgica ma certamente evolutiva e contemporanea. Sempre sotto la sua presidenza viene raggiunto, a fine anni ’70, un altro importante traguardo legato questa volta all’ambito formativo: nasce il Centro professionale USM Sezione Ticino, centro dedicato alla formazione di apprendisti metalcostruttori grazie al quale nel 1977 vengono inaugurati i corsi pratici a Gordola.
A più di mezzo secolo di distanza dalla sua realizzazione lo stabile OFIMA, o meglio il restauro conservativo di questo bene protetto, coinvolge un’altra azienda affiliata ad AM Suisse Ticino (prima Unione Svizzera del Metallo Federazione Ticino). Per la precisione ne coinvolge addirittura quattro, tuttavia la responsabilità principale relativa all’esecuzione delle opere da metalcostruttore va attribuita indubbiamente all’azienda Maturi & Sampietro SA. Una curiosità lega, attraverso un invisibile filo temporale, due realtà: l’azienda Maturi & Sampietro nasce nel lontano 1968, proprio quando Paolo Mariotta dà avvio alla realizzazione dello stabile amministrativo, stabile di cui oggi quest’azienda ha curato il rifacimento delle facciate.
E come per la Carlo Giugni e Fratelli la storia di questa azienda ha radici profonde. Nasce all’interno di una piccola officina a Massagno, avviata grazie alla passione e alla tenacia di due giovani imprenditori: Giovanni Maturi e Francesco Sampietro. L’azienda, guidata oggi dall’ing. Francisco Sampietro, figlio di uno dei due titolari storici, si è nel frattempo trasferita a Mezzovico espandendo i propri stabilimenti e ampliando la propria produzione. Vanta collaborazioni con architetti e committenti in tutto il Ticino.
Il restauro
Dopo questo breve ma significativo excursus vogliamo ripercorrere le tappe salienti di questo importante cantiere e a questo proposito ci affidiamo nuovamente alle parole dell’architetto Michele Bardelli con una sua nota introduttiva.
Il restauro del moderno: i temi posti dall’edificio amministrativo Ofima
di Michele Bardelli, Bardelli Architetti associati
A partire dagli anni Novanta del secolo scorso ci si è resi conto che anche per gli edifici di pregio costruiti nel Novecento si pone il tema del restauro architettonico, tema che fino a pochi anni or sono aveva interessato soprattutto edifici del passato. Illuminanti sono alcune considerazioni espresse da Tita Carloni nel 2005 in un suo saggio edito in occasione dell’inaugurazione della restaurata Biblioteca Cantonale di Lugano, che citiamo integralmente: «C’è una differenza importante tra l’intervento su edifici del passato preindustriale e quello su edifici del secolo scorso. Nei primi riveste grande importanza il restauro delle pietre, dei legni, degli stucchi, degli intonaci e dei dipinti. Nei secondi si è confrontati soprattutto con i problemi posti dal cemento armato, dagli impianti, dai serramenti, dai rivestimenti sottili all’interno e all’esterno. (…) Gli edifici moderni sono diversi perché sono nati con una forte e dettagliata definizione funzionale; essi diventano, quasi paradossalmente, obsoleti in tempi brevi a causa del cambiamento rapido delle esigenze funzionali e statiche e dell’invecchiamento di tutto l’apparato tecnico di cui sono provvisti».1
Nel caso dello stabile amministrativo OFIMA queste considerazioni appaiono particolarmente pertinenti, mettendo in evidenza la contraddizione tra la necessità di garantire un restauro di tipo conservativo – capace di non alterare le grandi qualità architettoniche dell’edificio – e la necessità di adeguare i suoi contenuti tecnici e funzionali a esigenze, e soprattutto normative, odierne.
L’edificio amministrativo OFIMA, oggi come allora, ospita numerosi uffici destinati alla gestione della società; tuttavia al giorno d’oggi un edificio amministrativo deve rispondere a esigenze e normative relative a statica, sicurezza contro gli infortuni e antincendio, consumi energetici, climatizzazione, accessibilità a disabili, richieste di installazioni elettriche e cablaggio che al momento della costruzione dello stabile non erano neppure conosciute.
La tutela dell’edificio come bene culturale ha comportato anche la demolizione di due locali aggiuntivi, risalenti agli anni ’90, situati al piano terreno. Ciò ha permesso di ripristinare la situazione originale come richiesto dall’Ufficio dei beni culturali. MB
Facciate in alluminio e vetro
Il restauro relativo allo stabile amministrativo OFIMA, considerato bene protetto, implicava una serie di procedure e accorgimenti non convenzionali. A questo proposito la committenza si è avvalsa di alcuni professionisti, tra questi l’ing. Jurij Patocchi, studio Patocchi Sagl engineering, specialista in facciate con il quale rivisitiamo quest’opera dal punto di vista tecnico, evidenziandone principalmente gli aspetti legati alla metalcostruzione.
Lo stabile, realizzato all’epoca con materiali di pregio come acciaio, vetro e marmo, può essere considerato ancora oggi un edificio progettualmente raffinato e moderno.
Preservarne il valore storico ed estetico, assicurando standard normativi e di sicurezza richiesti oggi giorno, ha richiesto particolare oculatezza nella gestione del cantiere. Di fondamentale importanza si è rivelato l’intervento alle facciate in relazione all’ineluttabile risanamento energetico richiesto per l’involucro. Per questo edificio, caratterizzato da facciate vetrate, la sostituzione completa di tutti i serramenti è risultata praticamente l’unica opzione percorribile.
La complessità di questa operazione risiedeva proprio nei vincoli imposti dal restauro; per tutti i serramenti e i sistemi di facciata, ad esempio, la dimensione dei profili montanti e traversi implicava il rispetto di misure originali e caratteristiche geometriche preesistenti. Particolarità queste che hanno richiesto, nel caso delle facciate, la fabbricazione di un prodotto su misura: di fatto gli unici sistemi in grado di soddisfare parametri di questo genere risultano oggi i sistemi così detti “minimal” che, contrariamente ai serramenti standard relativamente troppo massicci, propongono profili molto sottili. Paradossalmente, in questo caso, gli spessori proposti da catalogo risultavano fin troppo sottili, è stato pertanto necessario aumentare le sezioni a vista di alcune tipologie di profili.
Oltre ai profili dei telai per questi serramenti è stato sviluppato un nuovo sistema di chiusura a leva in alluminio, sistema nascosto in aggiunta alle maniglie esistenti risanate e riutilizzate, grazie al quale è stato possibile riattivare l’efficace bloccaggio delle ante in posizione chiusa.
Rivestimenti marcapiano
La facciata nord raccorda sui lati al prezioso rivestimento in marmo di Lasa; particolarità questa che, unitamente ai rivestimenti marcapiano, enfatizza un modernismo qualitativo e di grande pregio. Un brevissimo inciso va speso certamente anche in merito al rivestimento in marmo, risanato a sua volta a causa dell’usura, e per il quale si è reso necessario far capo alla cava di marmo d’origine: è di fatto in Alto Adige (IT) che questa pietra, ritenuta la più pura d’Europa, viene estratta. In relazione alle opere da metalcostruttore è stato necessario realizzare alcune sottostrutture portanti sviluppate specificatamente per l’oggetto e necessarie alla posa delle lastre di marmo risanate.
All’esterno di questa facciata continua sono stati applicati montanti in alluminio anodizzato naturale in vista a copertura dei profili verticali dei nuovi serramenti. La loro funzione originaria era portante mentre oggi, a seguito del risanamento, la loro finalità risulta puramente estetica frutto, ancora una volta, di vincoli storici legati alle caratteristiche stilistiche dell’involucro. In relazione alle fasce marcapiano, intermedie ai piani, è stato utilizzato un rivestimento in vetro smaltato colore blu a copertura del beton grezzo. Le lastre in vetro sono tenute sui quattro lati mediante inserimento in profilo d’alluminio perimetrale. L’intero rivestimento è ancorato alla costruzione grezza mediante mensole isolate termicamente.
Protezione solare in vetro verde
Volgendo l’attenzione ai caratteristici vetri verdi è interessante sottolineare come questi ultimi, oggi come allora, non rivestano unicamente un’importanza dal punto di vista estetico – qualificandosi come elemento formale di grande impatto – ma costituiscano di fatto parte integrante del concetto di ombreggiamento delle facciate, principio costruttivo tutt’ora giudicato al passo con i tempi.
Grazie a scrupolosi accertamenti (verifiche misure di irraggiamento) è stato possibile stabilirne i valori di trasmittanza; là dove si è ricorso alla sostituzione del vetro originale si è reso di fatto necessario garantire il corretto fattore di trasmissione energetica t (Tau) e il fattore di trasmissione luminosa tL (Tau_L).
Il rivestimento frangisole in vetro verde, applicato alle solette in beton, è fissato su due lati grazie a profili verticali in alluminio rinforzati mediante tubolari in acciaio. La testa delle solette è stata risanata mentre una parte degli ancoraggi risulta nuova.
Il rivestimento esistente composto da:
- vetratura in vetro verde colorato in pasta
- profili estrusi particolari rinforzati all’interno con un profilo d’acciaio zincato a fuoco e tappi in alluminio
- sottostruttura in acciaio
- ancoraggio mediante binari d’ancoraggio messi in getto
implicava un accurato smontaggio evitando il danneggiamento degli elementi costruttivi da riparare, risanare e trattare mediante anodizzazione e zincatura a fuoco.
La gestione del risanamento dei vetri è stata scorporata in più fasi con una precisa suddivisione delle prestazioni:
- Smontaggio e scomposizione accurata dell’intera costruzione evitando ogni tipo di danneggiamento.
- Risanamento degli elementi: decontaminazione dalla presenza di amianto, pulizia, spazzolatura e anodizzazione delle componenti in alluminio.
- Risanamento della sottostruttura: pulizia, sabbiatura e zincatura a bagno della sottostruttura in acciaio (mensole e rinforzi interni).
- Pulizia dei vetri: pulizia e lucidatura dei vetri esistenti e suddivisione delle lastre in base al grado di deterioramento.
- Montaggio degli elementi metallici: rimontaggio dell’intera struttura risanata incluse le finiture, fornitura della nuova bulloneria, dei nuovi ancoraggi, dei mezzi necessari al rimontaggio dei vetri (sigillanti, guarnizioni, spessori, nastri, ecc.).
- Montaggio dei vetri: rimontaggio dei vetri sulla nuova costruzione.
- Pianificazione, produzione, fornitura e montaggio dei nuovi vetri colorati in pasta.
Entrata principale con pensilina
Anche per questo elemento dell’edificio, così come avvenuto in relazione alle protezioni solari in vetro verde, si è trattato di un intervento conservativo. La pensilina andava concepita e ristrutturata in modo tale da corrispondere al progetto di Paolo Mariotta, per lo meno dal punto di vista estetico. Si tratta di una struttura in acciaio rivestita in alluminio con inserti vetrati; i vetri monolitici originali sono stati sostituiti, per ragioni di sicurezza, con vetri stratificati certificati.
La vetrata dell’entrata principale è stata sostituita con elementi di alluminio a taglio termico. La geometria e le viste dei profili sono state mantenute come da progetto originale.
Il contorno della porta (portale a U capovolto) è stato eseguito mediante profili in acciaio inossidabile, sufficientemente stabili, rivestiti con alluminio anodizzato. Le parti in alluminio e acciaio della pensilina sono state sottoposte a un’accurata e professionale pulizia mentre gli elementi che presentavano ammaccature o altri difetti superficiali sono stati risanati e sottoposti ad un nuovo trattamento di superficie, previa approvazione da parte degli architetti.
La particolarità di questo intervento risiede nel sistema di ermetizzazione, ristudiato ad hoc per l’occasione e conforme oggi agli attuali standard riferiti a concetti di ermetizzazione relativi alle coperture in metallo e vetro. Il design della tettoia riprende il gioco di colore proposto per la facciata grazie a vetri verdi inseriti in un sistema montanti e traversi in alluminio.
L’elegante portone in metallo e vetro si apre sull’atrio interno, dove ritroviamo nuovamente elegantissimi rivestimenti in marmo di Lasa oltre all’importante scala elicoidale, posata proprio davanti all’ampia vetrata; con leggerezza quest’ultima si snoda sinuosa fino ai piani superiori impreziosita da un elegante corrimano in alluminio.
Completiamo questo ampio ventaglio relativo alle realizzazioni di opere in metallo e vetro, citando un ultimo aspetto particolarmente interessate per questo stabile. Ci riferiamo all’impianto di climatizzazione dei locali, progettato accuratamente dalla stessa OFIMA a fine anni ‘60.
L’impianto si avvale di particolari accorgimenti tecnici, come ad esempio le griglie di ventilazione a pavimento, griglie metalliche mantenute e risanate anch’esse per l’occasione. Questa arguta innovazione tecnica, unitamente ai vetri frangisole, conferma un approccio indubbiamente avanguardistico in relazione al concetto di protezione termica estiva e all’apporto solare invernale, considerata l’epoca di riferimento.
Suggestioni
Concludiamo qui una narrazione in cui si intrecciano realtà passate e presenti; una storia che parte dai primi anni del ‘900 quando Paolo Mariotta nasce, per poi attraversare gli anni ’20, anni in cui il giovane fabbro Luigi Giugni apre la sua bottega, passando dagli anni ’50 periodo che segna l’espansione delle Officine Idroelettriche della Maggia, ripercorrendo poi gli anni ’60, anni in cui lo stabile OFIMA con fervente modernismo prende forma.
Arriviamo poi, decennio dopo decennio, ai giorni nostri: giorni in cui, grazie a un accurato lavoro, architetti, ingegneri, progettisti e artigiani hanno saputo raccogliere un testimone del tempo ridando luce ad un’opera capace di fotografare, a suo modo, il Ticino di ieri e di oggi.
«Aver partecipato a questo importante progetto di risanamento è stato certamente molto suggestivo. Si tratta di un’opera fuori dal comune con una valenza storica, interessante sia dal punto di vista architettonico che progettuale. Un cantiere che ha richiesto un intervento rispettoso e particolarmente attento, implicando un approccio non convenzionale. Un’opportunità che effettivamente non si presenta molto spesso» conclude l’ing. Jurij Patocchi.
Serramenti facciata
- Finestre scorrevoli
- Sistema in alluminio a taglio termico con parte dei profili estrusi appositamente per l’oggetto.
- Sistema di base tipo SOREG-glide Serie 150 PRFV modificato: sezione dei profili con aspetto cubico con spigoli vivi.
- Tamponamenti in vetro triplo trasparente variabile in base alla posizione dell’edificio.
- Trattamento profili: spazzolato e anodizzato naturale.
- Finestre a buco o a nastro
- Sistema in alluminio a taglio termico composto da profili standard (sistema standard tipo Metra).
- Profili con aspetto cubico e spigoli vivi.
- Tamponamento in vetro triplo (con alcune eccezioni in vetro doppio) isolante trasparente variabile in base alla posizione nell’edificio.
- Trattamento profili: spazzolato e anodizzato naturale.
A cura di:
Barbara Soer
AM Suisse Ticino
www.amsuisse.ch
Contributi e foto:
Arch. Michele Bardelli
Bardelli architetti associati Sagl
www.bardelli.ch
Descrizione tecnica:
Ing. Jurij Patocchi
Patocchi Sagl engineering
www.patocchi.com