In epoca di cambiamenti climatici si parla infatti sempre più spesso di tetti e pareti verdi, considerati non soltanto come elementi ornamentali, ma soprattutto efficaci strumenti per combattere il riscaldamento delle nostre abitazioni. D’altronde sempre più spesso si ha notizia di progetti di importanti studi di architettura che arricchiscono le loro più recenti realizzazioni con innovative soluzioni di coperture piane ricche di verde. Ma cosa significa quando parliamo di quello che, a tutti gli effetti, è un tetto-giardino?
In realtà la tecnica costruttiva dei cosiddetti “roof garden” è impiegata nel nostro Paese e in Gran Bretagna già dagli anni Ottanta, all’epoca più per ragioni di risparmio energetico e di conservazione della biodiversità, che non di contrasto ai cambiamenti climatici. Basilea, Sheffield, Londra, Copenhagen, Rotterdam, Amsterdam, Parigi, Stoccarda e Berlino sono soltanto alcune delle città europee che da tempo hanno avviato dei veri e propri programmi di intervento. Oltreoceano, in bella evidenza ci sono poi le esperienze di Toronto, Chicago e New York, accomunate appunto da soluzioni tecniche apprezzate come parziale antidoto al cambiamento climatico.
Partiamo quindi dal tetto-verde: la soluzione è tanto semplice quanto innovativa, consistendo appunto nell’inverdire all’estradosso, cioè la superficie esterna, il solaio di copertura. La stratigrafia prevede alcuni elementi indispensabili per qualsiasi soluzione e può essere realizzata sia su coperture inclinate, con una pendenza massima di circa il 35%, sia su quelle orizzontali. In questo caso abbiamo a che fare con due diverse tipologie di tetti verdi, cioè quelle estensive e intensive, ciascuna delle quali è caratterizzata, naturalmente, anche da diversi costi di realizzazione e manutenzione.
La copertura estensiva, in particolare, si qualifica per uno strato medio di terra di circa 10 centimetri e ridotti interventi di cura, limitati a un paio di volte l’anno. Il peso della copertura è generalmente inferiore ai 150 Kg/m2, di conseguenza la superfice è accessibile soltanto per operazioni ordinarie e accessorie.
È la tipica soluzione adottata per le ampie superfici di capannoni, centri commerciali o altri edifici il cui tetto non è adibito alla permanenza di persone. Il discorso cambia invece quando parliamo di coperture intensive: in questo caso l’area d’intervento è più circoscritta e sicuramente curata, essendo appunto accessibile e praticabile.
Il tetto verde intensivo, proprio perché richiede la messa a dimora di specie adatte a superfici praticabili, richiede un substrato maggiore che può variare tra 20 e 50 cm, quindi una manutenzione costante e, conseguentemente, per il peso che deve sopportare – anche 2.000 Kg/m2 – soluzioni progettuali su misura. Ovviamente parliamo di costi ben superiori rispetto a una copertura estensiva, anche se entrambe le soluzioni hanno comunque bisogno di manutenzioni regolari, indispensabili soprattutto nelle fasi iniziali, a garanzia del corretto sviluppo vegetativo. Esattamente come per qualsiasi altro giardino.
Ad ogni modo le due coperture, estensive e intensive, come pure le pareti verdi, hanno degli innegabili vantaggi per l’edificio e l’ambiente circostante, in termini agronomici e drenanti. A partire, ovviamente, dalla mitigazione del microclima, cui si aggiungono la riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle acque meteoriche, con conseguenti minori rischi di allagamenti nel caso di piogge intense. Poi c’è anche il tema del risparmio energetico: rispetto a un tetto tradizionale, quello “verde” garantisce infatti un contenimento delle spese di circa il 10%, favorendo un 5% in più di produzione di elettricità dagli eventuali pannelli fotovoltaici installati.
Lo strato isolante e quello drenante della coltura contribuiscono poi a migliorare le prestazioni termiche del tetto o delle pareti verdi sia nella stagione invernale sia in quella estiva, trattenendo le sostanze nocive sospese nell’aria, che vengono così assorbite attraverso il processo di fotosintesi. Ma anche ad aumentare sensibilmente la durata della struttura che, protetta dai raggi ultravioletti, non è quindi soggetta a grossi sbalzi termici, smorzati appunto dallo strato vegetale. Attraverso un’azione di microclima che restituisce all’aria, sotto forma di vapore, l’acqua trattenuta, aumentandone l’umidità e quindi rinfrescandola, viene così attenuato anche l’indesiderato effetto “isola di calore”.
Il tema, come detto all’inizio, è di sicuro interesse, anche perché contribuisce a restituire importanti spazi verdi in luoghi urbanizzati, con la possibilità di creare nuove superfici fruibili, soprattutto in città, dove minori sono le possibilità di beneficiare di un proprio giardino o comunque adeguati spazi verdi. Naturalmente i costi variano in relazione alle funzioni che il tetto svolge, da semplice riparo naturale a drenaggio delle acque fino a realizzare un vero e proprio tetto-giardino calpestabile e pienamente vivibile. Di certo l’attenzione è crescente, complice anche i tanti sostegni finanziari che si sono moltiplicati un po’ ovunque in quest’ultimo decennio.
Senza dilungarci sui tanti progetti avviati anche di recente in molti paesi europei, pure la Svizzera sta muovendo da tempo importanti passi. In Canton Ticino, per esempio, attraverso interventi mirati a sostituire lucernari o coperture con soluzioni energeticamente più efficienti, è possibile richiedere incentivi di 60 fr. su singoli elementi costruttivi per ogni m2 ristrutturato se l’importo dell’intervento non supera i 2.000 fr., oppure dall’80 al 240% della spesa se si tratta di interventi più consistenti che hanno ricevuto certificazione CECE Plus per il risanamento energetico con spese superiori ai 10.000 fr.
In questo modo eventuali coperture realizzate venti o trent’anni fa, oggi poco efficienti e isolanti, possono essere sostituite con spese minime, grazie appunto a questi incentivi. Permettendo, di fatto, ulteriori interventi di efficientamento energetico, come l’installazione di impianti fotovoltaici, realizzabili sfruttando un ulteriore sostegno cantonale pari al 10% dell’investimento iniziale e, peraltro, anche con prospettive di guadagno: iniziata infatti la produzione di energia pulita, questa viene venduta all’Azienda Elettrica Ticinese (AET), per cui è possibile entrare nel Sistema di remunerazione per l’immissione (SRI) e da qui ricavare dei piccoli extra sul lungo periodo.
Le prospettive dunque non mancano, le soluzioni sono a portata di mano e soprattutto adeguate a tutte le tasche: è necessario però informarsi, prendere coscienza delle tante opportunità messe a disposizione dal Cantone, collegandosi per esempio al “Programma promozionale 2021-2025”, ma anche al sito dell’associazione TicinoEnergia che mette a disposizione una panoramica completa sugli incentivi federali e cantonali in ambito energetico, offrendo anche una consulenza orientativa gratuita.
Un deciso e importante passo in avanti per riqualificare facciate e tetti delle nostre abitazioni, migliorare la qualità delle nostre città, contribuire al risparmio energetico, tutelare la biodiversità sempre più in pericolo e quindi ridonare bellezza ai centri abitati. A partire dalle nostre città: secondo i dati forniti dall’Istituto di ricerca per il progetto urbano contemporaneo dell’USI di Mendrisio, a Lugano la superficie occupata da edifici è di quasi due milioni di metri quadrati, di cui circa il 50% ha copertura piatta: da qui si potrebbero recuperare oltre novecentomila metri quadrati di verde. Un primo passo per una migliore qualità di vita, nostra e dei nostri figli.
• Programma promozionale 2021-2025
www4.ti.ch/dt/da/spaas/uacer/temi/risparmio-energetico/incentivi
• TicinoEnergia