Da aprile è iniziata la nuova legislatura con un nuovo ingresso in Governo: Marina Carobbio al posto di Manuele Bertoli. Quali sono le sue aspettative per questi quattro anni? Crede che riusciremo a uscire dalla crisi nella quale ci troviamo?
Le crisi – che io preferisco chiamare sfide – sono parecchie: da quella legata alle finanze del Cantone a quella creata dall’aumento dei costi della vita sia per il cittadino sia per le aziende. Credo che la domanda tocchi il primo caso e allora dico che “dobbiamo” uscire da questa crisi. Ce lo impone la volontà popolare dopo l’accoglimento in votazione lo scorso anno del cosiddetto “decreto Morisoli”. Tutte le forze politiche – e ribadisco tutte – sono confrontate con l’esigenza di concorrere a raggiungere il sostanziale pareggio dei conti del Cantone entro il 2025. Deve essere uno sforzo congiunto sull’arco dei prossimi due anni. Il Consiglio di Stato deve fare la sua parte, ma senza il sostegno del Gran Consiglio questo obiettivo non potrà essere centrato. Vedremo sul campo quale sarà la reale volontà politica.
Ultimamente si sta tornando a parlare di aggregazioni. Quali sono quelle in cantiere e quando si potrebbero concretizzare?
In fase di atterraggio – nel senso che il viaggio è già parzialmente compiuto – vi sono le aggregazioni di Bodio con Giornico, quella tra Quinto e Prato Leventina e quella per il nuovo comune di Lema (Astano, Bedigliora, Curio, Miglieglia e Novaggio. Le rispettive cittadinanze saranno chiamate in votazione consultiva il prossimo 26 novembre. Se dovesse emergere un sostegno nei rispettivi Comuni ai progetti aggregativi già approvati dal Consiglio di Stato, si avvierà tutto il lavoro che porterà a unire i quattro Comuni in due nuove realtà istituzionali. È ritornato in pista di lancio, dopo un iter lungo che è già passato attraverso una prima bocciatura, anche il progetto che coinvolge i Comuni del Basso Mendrisiotto: Chiasso, Morbio Inferiore, Vacallo, Breggia e Balerna. Il Governo ha accolto l’istanza di questi Comuni e ha istituito la speciale commissione intercomunale che porterà a un progetto aggregativo. Insomma: il cantiere rimane aperto e, quasi senza far rumore, sta continuando a fare passi in avanti.
Crede che il Locarnese, dal punto di vista aggregativo, sia una battaglia persa?
L’aggregazione deve sempre nascere dal basso. Sono le istanze locali, i cittadini di un determinato territorio a voler creare qualcosa di nuovo, di diverso qualora questo porti a un effettivo miglioramento. Se parliamo del Locarnese tendiamo sempre a dimenticare che alcune nuove realtà istituzionali sono sorte. Penso alle Terre di Pedemonte; penso all’Onsernone, alle Centovalli, al Gambarogno e alla Verzasca. Non poca cosa, insomma. Poi è vero che il “cuore” della vicenda viene sempre ricondotto a Locarno e dintorni. Ma la logica – e la tempistica – legata alla maturazione di un progetto non risponde a un’equazione matematica. Vedremo quel che accadrà anche a Locarno, dopo la proposta di uno studio con Lavertezzo. Il Dipartimento, e in particolare la Sezione degli enti locali, rimane a disposizione…
Che periodo sta vivendo la giustizia ticinese? Quali sono i progetti che intende portare avanti e magari concretizzare in questa legislatura?
Il Dipartimento delle istituzioni in particolare e più in generale il Governo hanno la competenza di fornire alla Giustizia – terzo potere di uno stato democratico – le condizioni quadro per operare al meglio. Tra queste condizioni vi sono quelle logistiche e qui i progetti sono importanti e li abbiamo messi da tempo sul tappeto. Vi sono i lavori di ristrutturazione del Pretorio di Bellinzona, che accoglierà la Pretura penale cantonale, assieme alla seconda corte del Tribunale penale federale e alla Polizia cantonale.
L’investimento supera i 50 milioni di franchi e i lavori dovrebbero essere conclusi nel 2026. Inizieranno invece l’anno prossimo i lavori al Pretorio di Locarno, mentre da quattro anni al Gran Consiglio abbiamo sottoposto il messaggio che contempla l’acquisto dell’ex Banca del Gottardo progettata da Mario Botta a Lugano con relativa richiesta di ristrutturazione anche dell’attuale Palazzo di Giustizia, sempre a Lugano. Un investimento importante, che supera i 200 milioni di franchi, necessario – assieme agli altri progetti citati – per dare dignità e un futuro logistico alla Giustizia cantonale.
Tra i progetti più importanti che porteremo avanti in questa legislatura vi sarà la digitalizzazione della nostra Giustizia, attraverso il progetto nazionale Justizia 4.0: un grande cantiere che coinvolge sia l’organizzazione giudiziaria, sia i partner, in particolare gli avvocati, e che proietterà tutto il settore in una nuova era.
Come giudica la situazione delle carceri in Ticino? Negli ultimi anni si è parlato di realizzare una nuova struttura cantonale, tenuto conto della vetustà dell’attuale Stampa…
Il progetto per un nuovo carcere cantonale rimane sul tappeto ed è una necessità, ma dobbiamo per forza procrastinarlo temporalmente. Agiamo in una situazione difficile, perché le nostre strutture sono sovraffollate. Siamo, insomma, al tutto esaurito… Però ci impegniamo per migliorare le condizioni di carcerazione, attuando e approfondendo, per esempio, le varie misure volte alla risocializzazione dei detenuti per mitigare il rischio di recidiva quando verranno scarcerati. Nello stesso tempo è stata avviata la creazione di un settore per il carcere femminile all’interno della stessa Stampa. Ciò migliorerà le condizioni di detenzione delle donne, un obiettivo che stiamo perseguendo proprio in questi ultimi anni.
Infine, visto che Ticino Economico si rivolge alle PMI, le chiedo che cosa può fare (e sta facendo) il DI in favore delle aziende.
La garanzia del diritto e la sicurezza sono due fattori che incidono profondamente nelle scelte delle aziende che intendono installarsi in Ticino e nel lavoro quotidiano dei nostri imprenditori. Credo che sia evidente a tutti come queste condizioni quadro nel nostro Cantone siano garantite e vi sia un impegno costante per assicurarle. Tutto ciò a fronte di una situazione di partenza non facile, soprattutto per la nostra posizione geografica, chiusa a nord dalle Alpi e confinante a sud con l’Italia.
Normann Gobbi,
Direttore del Dipartimento delle istituzioni