Lei dal 2016 è presidente del Consiglio di USI. Come è cambiata l’Università in questi otto anni? Quali sono stati i mutamenti più importanti?
Alle cinque Facoltà presenti nel 2016 sono seguite tre affiliazioni importanti: l’Istituto oncologico di ricerca nel 2017, l’Istituto Ricerche Solari “Aldo e Cele Daccò” nel 2020 e la Facoltà di Teologia di Lugano nel 2021. Nel 2016 è stato nominato il primo Rettore e nel 2019 è stata modificata la Legge cantonale, con l’introduzione di un sistema di gestione duale, con il Consiglio universitario di nomina del Consiglio di Stato e con due rappresentati del Senato e il Rettorato e il Senato supportati da una struttura amministrativa sempre più performante. USI oggi conta 134 professori e professoresse, 529 docenti, 738 assistenti, 279 collaboratori amministrativi oltre ai 4’309 studenti e studentesse. Dal 2022 USI contende con l’ETHZ il titolo di Università più scelta dagli studenti provenienti dal Ticino. Sono aumentati il volume della ricerca e i riconoscimenti; il bilancio di questi ultimi anni è quindi positivo. Il contesto nazionale e internazionale è divenuto più competitivo e l’esclusione dal 2021 da Horizon – il programma dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione – ha pure esercitato una certa pressione.
Dallo scorso anno è in carica la nuova Rettrice Luisa Lambertini. Che bilancio fa del lavoro svolto finora?
Dalla sua entrata in carica nel luglio 2023 è stata da subito chiamata a elaborare – assieme al Rettorato – la pianificazione strategica USI 2025-2028, che verrà discussa in autunno 2024 nel Parlamento cantonale. Un inizio ideale, con un lavoro complesso e importante, che le ha permesso di dare già la sua impronta a quello che sarà lo sviluppo a venire dell’Ateneo, con risultati che potremo apprezzare nei prossimi anni.
I numeri dell’Università sono in continua crescita (6 Facoltà, più di 4’300 studenti, più di 100 milioni di budget, ecc). Crede che la crescita continuerà o l’Università ha trovato il suo giusto equilibrio?
Selezionare e consolidare saranno di sicuro le parole d’ordine dei prossimi anni. Il numero di studenti potrà ancora crescere ma limitatamente ad alcuni settori, mentre in altri già si è al limite della capacità in termini di accoglienza. Detto ciò, un’Università è per definizione un’incompiuta, perché è (e deve essere) una fucina di idee, di novità, che se riescono a suscitare l’entusiasmo di tutti – compresi i finanziatori – e convincere della ricaduta positiva dell’operato che si intende svolgere, vengono realizzate. Chi avrebbe mai pensato che USI istituisse una facoltà di scienze biomediche e che gli esami federali al termine del primo ciclo di Master in medicina potessero finire con l’ottimo esito di vedere tutti gli studenti promossi? Lasciamoci quindi sorprendere anche per quanto capiterà nei prossimi anni.
USI è tra le prime 500 posizioni della QS World University Rankings (anche se ha perso qualche posizione negli ultimi anni). Qual è l’obiettivo nel medio termine? Come e cosa fare per crescere in queste valutazioni che sono anche una carta da visita per gli studenti e per attrarre i professori?
Delle ca. 25’000 istituzioni universitarie presenti nel mondo, il ranking ne considera 1’503: per un’Università della nostra dimensione ed età essere presente è già di per sé positivo. I criteri di valutazione del QS sono il risultato di una ponderazione tra qualità della ricerca, efficacia e reputazione del titolo di studio nel mondo del lavoro, rapporto tra personale docente e studenti, relazioni internazionali, sostenibilità e valutazione delle pubblicazioni. USI da sempre si distingue per l’internazionalità e per il rapporto numerico tra personale docente e studenti: con l’aumento di studenti ha inevitabilmente “peggiorato” la valutazione, pur restando ad un ottimo livello. Le modifiche di criteri di valutazione, l’aumento del numero di partecipanti a questo ranking rispetto al passato, come pure l’esclusione Horizon hanno avuto un influsso sulla valutazione. USI rimane comunque nelle prime 500 secondo QS e in ottime posizioni in altri noti ranking. È notizia di qualche giorno fa che secondo Times Higher Education (THE) USI è nella top ten al mondo tra le università di piccole dimensioni. Preciso che la posizione in queste classifiche non è di per sè un obiettivo: USI mira ad un continuo miglioramento, che ha quale effetto collaterale (desiderato) anche una migliore valutazione nei ranking internazionali.
La commissione di controllo, oltre alla soddisfazione per i risultati raggiunti, ha messo in luce alcuni aspetti migliorabili. Tra di essi la quota insufficiente di professori presso l’Accademia e il ritardo rispetto alla media nazionale nelle nomine di professoresse. State lavorando su questi aspetti?
L’Accademia è e resta una delle tre facoltà di architettura svizzere – assieme ai politecnici federali – un polo di eccellenza per la formazione riconosciuto a livello Europeo e senza carenze di professori, con la ferma volontà di continuare a garantire il proprio posizionamento a livello nazionale ed internazionale. Nel 2022 le professoresse di ruolo USI erano il 20%, a livello nazionale il 28%. La Rettrice si è da subito impegnata e dall’inizio della sua attività – su un totale di 7 nomine – 5 sono state di professoresse. Un inizio promettente.
Come vede USI tra 5 o 10 anni? Quali sono le sfide più importanti che attendono l’Università nel prossimo futuro?
Parafrasando Seneca, il valore, quando è sfidato, si moltiplica per cui non mancando di certo le sfide gli obiettivi non possono che essere ambiziosi. Un’Università non è solo un luogo di formazione e ricerca, è anche un pilastro importante nello sviluppo in campo economico sociale e culturale. USI continuerà a contribuire allo sviluppo della Svizzera italiana – per permetterle di essere protagonista del proprio futuro – a fornire opportunità di crescita e innovazione per il suo territorio – dall’intelligenza artificiale, ai big data, alla medicina del futuro, al supporto per la creazione di un Ospedale Universitario e al contributo allo Switzerland Innovation Park – per citarne solo alcuni. Opererà quale luogo di promozione dello sviluppo sostenibile, della cultura e la ricaduta del suo operato continuerà a garantire – sempre di più – l’indispensabile sostegno politico e popolare che serve ad un’università per svolgere il proprio ruolo in un contesto sempre più competitivo.
Monica Duca Widmer,
Presidente del Consiglio USI
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