Stabilire condizioni quadro atte a gestire con successo la successione d’impresa costituisce un obiettivo strategico per la politica come per le associazioni di categoria. A questo risultato concorrono numerosi fattori, fra cui la fiscalità. Nella normativa tributaria cantonale, la successione in via diretta non comporta particolari complessità. Non di rado, però, il titolare che si ritira passa il testimone ad un erede indiretto, oppure a un collaboratore di lunga data, scegliendo persone formate all’esperienza imprenditoriale.
In questo caso esistono ostacoli fiscali che potrebbero portare alla chiusura o liquidazione dell’attività, che di conseguenza occorre mitigare, come proposto da una mia recente iniziativa parlamentare cantonale.
Le PMI costituiscono la spina dorsale dell’economia ticinese: questo è un fatto
Le rilevazioni statistiche ufficiali segnalano come ben l’89% delle 39.000 aziende che operano in Ticino siano piccole imprese che contano meno di 10 collaboratori. La dimensione media delle nostre imprese è di tre addetti nel settore primario, nove nel secondario e sei nel terziario.
Nel loro complesso le imprese con meno di 10 collaboratori offrono lavoro, in Ticino, a ben 79.000 persone. Si tratta di piccoli industriali, artigiani, commercianti che hanno scelto di seguire una vocazione imprenditoriale, “mettendosi in proprio” per sviluppare in maniera indipendente idee e opportunità in settori ora tradizionali, ora innovativi.
Gli studiosi delle dinamiche del tessuto sociale ticinese concordano che queste aziende sono ben integrate nel territorio, cui conferiscono stabilità in termini di occupazione, equità salariale, gettito fiscale. Una stabilità che soggiace alla minaccia non tanto del ciclo economico, quanto del tempo. Il titolare
della piccola impresa nasce come persona propensa al rischio e all’innovazione, si afferma nel proprio settore, ma inevitabilmente invecchia.
Presto o tardi si trova ad affrontare il problema di cedere il timone, la proprietà d’impresa, ad altri. A chi? La risposta non sempre è semplice.
Recenti studi mostrano come nei prossimi cinque anni almeno un quarto delle PMI svizzere cambierà di proprietà. Lo stesso vero similmente vale per il Ticino. Un evento che presenta rischi oltre che opportunità.
Tre sono i punti su cui mi desidero soffermare:
- le motivazioni del cedente,
- l’individuazione del successore e
- gli ostacoli fiscali che rendono difficile il processo in caso di cessione ad eredi indiretti o collaboratori di lunga data.
Ostacoli che possono essere mitigati con un’appropriata rivisitazione della legge tributaria ticinese. Gli studi sopra menzionati, in particolare quelli dell’Università di San Gallo, indicano la sopravvivenza dell’azienda e il mantenimento dei posti di lavoro come obiettivo primario del cedente, non il prezzo. L’individuazione dei potenziali successori è invece la sua maggiore sfida. Non sempre l’imprenditore ha eredi diretti desiderosi, oltre che capaci, di subentrare nella proprietà, mantenendola nella cerchia della famiglia in senso stretto.
Ogni qual volta questo non accade, il cedente deve ricercare un successore negli eredi indiretti, oppure in collaboratori fidati e ricchi di esperienza, ottimi candidati per rinnovare orizzonti e obiettivi. In questo caso, il prezzo è spesso simbolico e quindi inferiore alla valutazione fiscale dell’azienda. Si giunge così ad un punto critico: la successione più efficiente è individuata, ma insorgono ostacoli fiscali legati alla tassazione delle donazioni e delle eredità non dirette.
È un problema grave, che mette a repentaglio la vita stessa delle imprese. Le misure capaci di mitigare questo pericolo vanno trovate. È l’obiettivo per cui, a nome del PLR ed assieme al suo presidente, ho di recente presentato in Gran consiglio un’iniziativa parlamentare elaborata denominata “Sosteniamo la continuità aziendale”. Iniziativa volta, appunto, a “evitare che, al momento del ritiro dall’attività dell’imprenditore, un gran numero di piccole imprese ticinesi si trovi costretto a cessare l’attività unicamente perché il subentrante non dispone della liquidità necessaria a sostenere l’onere fiscale dell’operazione”.
A tal fine, si richiede la modifica dell’articolo 159 della legge tributaria ticinese con l’inserimento di un nuovo cpv. 7 volto a rendere sostenibili il trapasso di sostanza aziendale e il trapasso di almeno il 40% di quote di società anonime. Questo vuole portare ad un’imposizione del valore della sostanza aziendale ridotta del 75%, anche quando la sostanza aziendale viene trasferita a titolo gratuito, totale o parziale, a eredi indiretti o persone attive nell’attività dell’azienda.
Tale vantaggio verrà meno se entro 5 anni si procede ad un nuovo trapasso totale o parziale. Questo punto è importante per supportare la continuità.
Queste proposte non costituiscono uno sgravio fiscale. Diventano invece un supporto al benessere del cantone in quanto impediscono la chiusura delle aziende e di conseguenza mantengono posti di lavoro, conoscenze e gettito fiscale, un patrimonio che altrimenti andrebbe perduto.
Attendo con fiducia l’esito dell’iter parlamentare, che auspico possa essere una svolta a favore dell’economia cantonale.
di Cristina Maderni, Presidente FTAF e Deputata PLR in Gran Consiglio