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Il mercato del lavoro nella eurozona dopo la pandemia

Quali occupazioni nella eurozona offrono una maggiore possibilità di impiego? È l’interrogativo cui cerca di rispondere un recente report di Stefan Ellerbeck, editorialista presso il World Economic Forum-WEF di Ginevra, uno dei maggiori centri di ricerca socio-economica internazionali.

29 Settembre 2022
in TI Economy
Tempo di lettura:4 minuti di lettura
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Il mercato del lavoro nella eurozona dopo la pandemia

Working Together for Peace session at the World Economic Forum Open Forum Annual Meeting 2022 in Davos-Klosters, Switzerland, 24 May. Davos-Klosters, Turnhalle Tobelmühle. Copyright by World Economic Forum/Alexis Maçon

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Precisiamolo subito: con il rilassamento delle restrizioni sanitarie, hanno segnalato una decisa ripresa il turismo e la hospitality, ovvero le attività che gravitano attorno al settore alberghiero.

Ma anche gli analisti dei dati digitali, così come anche gli esperti di Intelligenza Artificiale-AI e robotica sono ricercati grazie al riavviarsi della quarta rivoluzione industriale, l’alleanza tra le capacità digitali e quelle umane nello sviluppo dei processi industriali e produttivi di ultima generazione. A dispetto delle difficoltà socio-economiche attraversate negli scorsi mesi, gli studiosi del WEF segnalano che, tutto sommato queste non hanno incrementato la disoccupazione.

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L’osservazione sorprende, considerando che la COVID-19 aveva pesantemente inciso su uno sviluppo industriale della UE che, ricorda l’ufficio statistico della UE-Eurostat, in termini di valore lordo della produzione industriale-GDP nel solo 2020 era crollato di quasi il 6% rispetto ai dodici mesi precedenti. A queste difficoltà si sarebbero dovute aggiungere quelle conseguenti al conflitto Russia-Ucraina, tutt’ora in corso, che ancora appesantiscono la fattura energetica comunitaria oltre ogni previsione.

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Ebbene, avverte il report del WEF, malgrado questi presupposti tutt’altro che incoraggianti la economia dell’eurozona nel secondo quadrimestre dell’anno incorso registra un progresso di oltre il 4% su base annua, ed almeno in forma statistica pare allontanare le previsioni di una recessione.

Conferme positive arrivano anche dal tasso di disoccupazione, che su base mensile si attesta sul 6%. Naturalmente si tratta di un valore mediano, che include un massimo del 12% di senza lavoro in Grecia e Spagna, ed un minimo di 2.4% della Repubblica Ceca.

In generale, osservano gli studiosi del WEF, al momento è confermato che la disoccupazione in Europa è calata dell’1.3% rispetto ai valori del 2021. Come anticipato all’inizio, sono hospitality e turismo i settori che guidano la ripresa lavorativa nel nostro continente.

Tra il primo quadrimestre 2021 ed il corrispondente periodo nel 2022, gli uffici di Eurostat infatti registrano un balzo del 25% degli impieghi nel settore della ristorazione, passati da 1.1 a 1.4 milioni di lavoratori. Accanto a loro troviamo le mansioni collegate alla assistenza della clientela, i personal service workers.

Si tratta di una categoria che gravita sul mondo del turismo, e comprende anche camerieri, baristi e guide di viaggio. Ebbene, anche in questi settori il tasso di occupazione è progredito del 15.6% e ha raggiunto i 7.6 milioni di salariati.

Queste le categorie, osservano gli esperti, che hanno beneficiato degli allentamenti sociali dovuti alla discesa dei contagi pandemici. Tornando alla graduatoria delle occupazioni vincenti nel dopo pandemia troviamo al terzo posto gli informatici, di cui le ultime rilevazioni confermano un progresso di 9.6 punti percentuali, ed un totale di impieghi che raggiunge i 4.5 milioni di addetti.

In controtendenza invece troviamo attività che riguardano la agricoltura, la pesca, e la silvicoltura, che sono calate del 12.6%. Gli studiosi tuttavia invitano ad interpretare queste rilevazioni come anticipatrici di nuove tendenze sociali. Infatti ben il 40% della forza lavoro della eurozona oggi è intenzionata non solo ad abbandonare le attuali mansioni, ma addirittura a cambiare ramo di attività.

E’ il risultato dei lunghi periodi di isolamento, i famosi lockdown, che abbiamo sperimentato durante la COVID-19 e che in molti hanno lasciato in eredità il desiderio di cambiare vita. E’ una rivoluzione epocale, il great reshuffle, come la definiscono gli studiosi.

Nel frattempo, tra il desiderio di abbandonare il proprio ufficio e la firma di un nuovo contratto di lavoro molti si convertono alla gig economy, al precariato, in cui proprio il settore hospitality offre abbondanti opportunità, specie a quei professionisti che sappiano portare valore aggiunto grazie alle loro competenze digitali.

Questa silenziosa trasformazione delle professioni oggi non è che agli inizi. Il desiderio di cambiare vita presto sarà soddisfatto dall’arrivo di nuove attività. Entro I prossimi tre anni, anticipano gli esperti, nella eurozona il mercato del lavoro infatti proporrà ben 97 milioni di nuovi impieghi. Questi richiederanno di coordinare le attività tradizionali e quelle digitali che la Intelligenza Artificiale, grazie ad una robotica governata dagli algoritmi numerici, riuscirà infine a tradurre in plusvalore di prodotto.

Insomma: sarà l’uso intelligente dei dati a creare il valore di cio’ per cui noi siamo disposti a lavorare ed acquistare.

Ecco sintetizzato dalle statistiche di Eurostat elaborate dal WEF il futuro che ci attende, la Quarta Rivoluzione industriale verso cui siamo in cammino e pronta a trasformare gli 85 milioni di posti di lavoro ora disponibili nella UE. Come sempre, ci saranno occupazioni che vincono ed altre che perdono.

Ma in ogni caso, rassicurano gli esperti del WEF, gli scompensi di questa transizione saranno controbilanciati dalla creazione di nuove opportunità in settori non ancora prevedibili.

Andreas Grandi

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