Essi generano ulteriore valore anche attraverso investimenti stimati a circa 6,5 miliardi di CHF, mediamente ogni anno poco meno di 1 milione di CHF per ogni azienda.
Come imprese di famiglia, riunite in un’associazione a livello ticinese, siamo spesso confrontati con la domanda di cosa differenzi il nostro agire e le nostre imprese rispetto a realtà imprenditoriali non gestite e possedute da famiglie. Si tratta di un quesito interessante che porta a riflettere noi stessi su quali sono i valori alla base del nostro fare impresa e quali sfide siamo chiamati ad affrontare rispetto ad altre realtà.
Per fare questo ci viene in soccorso l’abusato termine di «valore aggiunto», maltrattato in molti contesti per sostenere o contrastare tesi, misure, le politiche più disparate.
Il termine ha però il pregio di poter essere declinato e circoscritto anche se, come mostra il contesto delle aziende di famiglia, questo non è sempre facile.
Per una famiglia con un’impresa, il valore può assumere molti significati, anche se, come fil rouge attraverso tutte le possibili declinazioni, vi è una realtà imprenditoriale sana.
La premessa per poter mantenere e se possibile incrementare queste cifre sono condizioni ideali affinché le imprese di famiglia – che si contraddistinguono per avere un legame stretto con il territorio, che oltre luogo del centro decisionale dell‘azienda, è anche terra in cui crescono e si sentono a casa le prossime generazioni di proprietari – possano competere in un contesto di concorrenza sui mercati nazionali e internazionali.
Queste condizioni sono in gran parte determinate dalla politica: servizi efficienti, burocrazia ridotta, approvvigionamento energetico sicuro a prezzi competitivi, un accesso facilitato alla manodopera oppure, tematica attuale a livello cantonale, un contesto fiscale e tributario che favorisce gli investimenti e la successione.
Attenzione però a non relegare il termine di valore delle imprese di famiglia ai soli numerini a bilancio e conto economico o ai valori aggregati di cui sopra.
Attraverso il legame con il territorio il valore in senso monetario viene trasferito direttamente agli attori che ruotano attorno all’attività dell’azienda come i collaboratori, i fornitori, i clienti o le collettività pubbliche.
Non misurati in franchi, questi valori sono ad esempio continuità, fiducia, trasparenza, condivisione, cultura, formazione e filantropia, al contempo ingredienti che le imprese a conduzione familiare mettono più spesso in campo nel loro operare, proprio per la maggiore propensione a pensare a lungo termine (in generazioni) e per il loro attaccamento al proprio territorio.
In altre parole, le varie forme di valore imposti dal contesto e dal territorio in cui una realtà aziendale è attiva, determinano a loro volta i valori della famiglia, rispettivamente della proprietà.
La conduzione di un’impresa familiare riflette la storia dell’impresa stessa, fatta di esperienze, di vittorie e sconfitte, influenza e forma i valori di una famiglia imprenditrice. Si tratta di valori che sono il vero patrimonio dell’azienda, il suo DNA. Un patrimonio che, attraverso successioni riuscite, viene tramandato di generazione in generazione, le quali saranno chiamate ad «adattare» i valori e gli insegnamenti in base alle circostanze attuali, al contesto economico, politico, geopolitico, e soprattutto al contesto locale.
Nessuno come le imprese di famiglia sperimenta sulla propria pelle cosa significhi creare valore, rispettivamente creare valori per le prossime generazioni. La conduzione sostenibile dell’impresa dipende direttamente dai valori messi in campo e tramandati alle prossime generazioni.
Valori che necessitano di essere supportati da condizioni quadro adeguate affinché possano creare valore aggiunto nel senso più economico del termine. Questo però, è soprattutto nelle mani della politica e dei cittadini.
Martino Piccioli,
Presidente AIF Ticino