Presidente Lenzin, ci presenta l’Ordine degli avvocati?
L’Ordine degli avvocati del Cantone Ticino è stato fondato a Bellinzona poco meno di 100 anni fa, il 20 ottobre 1924. All’assemblea costitutiva erano allora presenti una trentina di avvocati tra gli 81 allora suscettibili d’iscrizione. Oggi fanno parte dell’OATI 804 avvocati. È una corporazione di diritto pubblico che ha per scopo la promozione della dignità e dell’esercizio corretto della professione e la tutela degli interessi della corporazione e dei suoi membri. L’Ordine veglia all’osservanza della collegialità fra gli avvocati e assiste le autorità nella gestione di tutte le questioni generali e particolari dell’avvocatura e della giustizia.
Il 27 e 28 settembre 2024 OATI festeggerà i suoi primi 100 anni con eventi sia formativi che celebrativi che si svolgeranno a Lugano e Locarno. Il centenario di fondazione verrà inoltre sottolineato con una pubblicazione commemorativa che raccoglie contributi offerti da diversi attori del mondo dell’avvocatura e della Giustizia del Ticino.
Quali sono le attività principali del quale l’Ordine si occupa? Sono mutate negli ultimi anni?
Direi che le attività “classiche” dell’Ordine sono rimaste e rimangono le stesse, in particolare per quanto attiene alla tutela e promozione dell’immagine della professione di avvocato e all’attenzione che l’Ordine pone, non da ultimo grazie al coinvolgimento nel processo legislativo, alla salvaguardia del funzionamento corretto ed efficace della Giustizia. Quale ausiliario di quest’ultima, l’avvocato è garante dello stato di diritto. Compito dell’Ordine è di mantenere le condizioni che permettano ai suoi membri di assolvere questa essenziale funzione. In questo, l’attività dell’Ordine negli anni non è cambiata e non cambierà nemmeno in futuro.
A cambiare possono però essere di volta in volta gli ambiti in cui si rende necessario il nostro intervento a tutela dell’esercizio della professione e della giustizia. Penso in particolare all’emergenza pandemica: la rapida diffusione del coronavirus all’inizio del mese di marzo del 2020 rischiava di mettere in serio pericolo il corretto funzionamento dell’apparato giudiziario. Né i Tribunali, né gli avvocati disponevano delle risorse tecnologiche e logistiche per svolgere le udienze e l’attività di consulenza nel rispetto delle misure di distanza e di sicurezza necessarie.
Adottare le misure organizzative indispensabili richiedeva del tempo, ma era altrettanto indispensabile rispettare i termini processuali e assicurare il regolare svolgimento delle udienze. Il nostro Cantone è stato il primo a percepire l’emergenza pandemica e a rendersi conto delle conseguenze che poteva avere sul funzionamento della giustizia. Ed è proprio su iniziativa dell’Ordine che il 16 marzo 2020 la Federazione Svizzera degli Avvocati (FSA) ha indirizzato alla Consigliera Federale Karin Keller Sutter la lettera dalla quale è scaturita pochi giorni dopo l’Ordinanza Covid che, tra l’altro, ha concesso una sospensione temporanea dei termini ad hoc per dare tempo ai tribunali e agli avvocati di organizzarsi. È un buon esempio di come il nostro Ordine professionale possa intervenire in modo estremamente rapido ed efficace a tutela del corretto funzionamento della giustizia.
Lei è anche il rappresentante per il Ticino nell’Ordine svizzero degli avvocati. Quali sono i temi più importanti che vengono trattati oltre San Gottardo?
Attualmente ricopro la funzione di vicepresidente. Se da un lato i temi di cui è chiamata ad occuparsi la FSA hanno una vocazione nazionale e internazionale, da parte della Federazione nazionale vi è anche una grande attenzione e sensibilità ai problemi degli Ordini cantonali, che il Consiglio della FSA incontra due volte all’anno in occasione della Conferenza dei Presidenti cantonali che si svolge a Berna. In questi ultimi due anni l’impegno principale della Federazione Svizzera degli avvocati è stato volto, peraltro con successo, a respingere i molteplici tentativi messi in atto su pressioni sia internazionali che interne per erodere progressivamente il segreto professionale dell’avvocato e con esso uno dei fondamenti cardinali della nostra professione e dello stato di diritto.
Come Ordine vi confrontate regolarmente con il Dipartimento delle istituzioni e con la Magistratura. Come sono i rapporti con queste istituzioni? Ci sono degli aspetti che vorreste migliorare?
Abbiamo con il Dipartimento delle istituzioni incontri regolari in cui vi è l’occasione di discutere apertamente tutti i temi di interesse comune attinenti alla Giustizia e alla nostra professione. È uno scambio estremamente importante e proficuo che ritengo sia arricchente e utile per entrambe le parti. La soluzione dei problemi passa dalla loro conoscenza e senza dialogo questa conoscenza non si può acquisire. Questo vale ovviamente anche per i rapporti con i magistrati, che coinvolgiamo regolarmente in incontri informali con i membri dei vari distretti del Cantone.
Dall’1 gennaio entrerà in vigore una revisione del Codice di procedura civile. Quali saranno per voi i principali cambiamenti?
La riforma del Codice di procedura civile che entrerà in vigore il primo gennaio prossimo è stata ispirata dalla volontà di facilitare l’accesso alla giustizia. Questo sforzo si è tradotto, segnatamente, in una modifica delle modalità di anticipo e di incasso delle tasse di giustizia e nella possibilità data ai Cantoni di istituire dei tribunali commerciali e di permettere con l’accordo delle parti lo svolgimento dei processi in lingua inglese. Dal profilo pratico, l’innovazione più importante è la possibilità per il Giudice di svolgere udienze in videoconferenza, previo accordo di tutte le parti in causa. Su questo tema, l’orientamento del nostro Ordine, che in questo è stato seguito anche dalla FSA, è che debba comunque essere garantita all’avvocato la possibilità di esigere lo svolgimento dell’udienza in presenza laddove ritenga che sia necessario per la tutela degli interessi del proprio cliente. Lo svolgimento di udienze in videoconferenza comporta inoltre tutta una serie di problemi tecnici e di ordine pratico/processuale che allo stato attuale sono ancora irrisolti e che il legislatore dovrà a breve affrontare.
Nella vostra professione il ricambio generazionale è garantito? L’interesse dei giovani verso l’avvocatura è sempre alto o perde qualche colpo?
Se da un lato l’uscita dalla libera professione dei “baby boomer” comporterà un “buco” nei ranghi dell’avvocatura che definirei come “fisiologico”, una certa disaffezione e perdita d’interesse per la professione di avvocato è percepita non solo nel nostro cantone (dove tutto sommato non direi che il problema sia attualmente particolarmente sentito), ma a livello globale, quindi ben oltre i nostri confini nazionali. Il fenomeno, che la Federazione Svizzera degli avvocati sta proprio attualmente monitorando e approfondendo, è tuttavia trasversale: interessa buona parte delle professioni accademiche e trae origine da una crescente attenzione di chi si affaccia alla professione a un maggiore equilibrio tra professione, tempo libero e famiglia.
Coniugare queste “nuove” priorità con le esigenze di una professione come quella dell’avvocato non è facile e richiede un cambiamento di paradigma e di struttura organica dello studio legale abbastanza importante e radicale. Chi saprà offrire condizioni di lavoro maggiormente rispettose della “work-life-balance” continuerà a mio giudizio a poter attrarre e mantenere nella libera professione i giovani giuristi più motivati e qualificati che il mercato offrirà anche in futuro.
Quali sono le sfide con le quali l’Ordine dovrà confrontarsi nel prossimo futuro?
La sfida più imminente è sicuramente quella dell’avvento di Justitia 4.0, il progetto di digitalizzazione della giustizia il cui fulcro è una piattaforma che servirà allo scambio elettronico di tutti gli atti giudiziari nei procedimenti civili e penali (e in parte amministrativi) a livello nazionale/federale. Per i nostri membri l’entrata in vigore della nuova piattaforma non comporterà tuttavia problemi o investimenti di rilievo; qualsiasi avvocato che nel lavoro quotidiano utilizzi già oggi un computer connesso in rete non avrà difficoltà di rilievo nella transizione verso lo scambio elettronico degli atti processuali e ne sapranno apprezzare rapidamente gli importanti vantaggi.
La vera sfida dei prossimi anni sarà invece a mio avviso la necessità di prendere confidenza con l’impiego nella nostra professione delle sempre più numerose e performanti applicazioni fondate sull’intelligenza artificiale. L’avvocato dovrà capire quali compiti ripetitivi e sostanzialmente poco “creativi” potrà affidare all’intelligenza artificiale, concentrandosi d’altra parte sulle attività in cui la sua esperienza professionale, il suo intuito e la sua capacità di analisi strategica generano un valore aggiunto che è e resterà sempre insostituibile. La vera sfida per l’avvocato sarà di imparare a tracciare la linea di demarcazione tra il campo d’impiego dell’intelligenza artificiale e quello che dovrà rimanere riservato alla propria.
Andrea Lenzin,
Presidente dell’Ordine degli avvocati del Cantone Ticino
www.oati.ch