È l’innovazione tecnologica del secolo, l’Intelligenza Artificiale, che si tra introducendo, portando con sé trasformazione, in ogni settore. Indiscussi, al momento, valore ed impatto per le principali realtà tecnologiche, quali Google, Microsoft e Meta, ma non solo; si intravede infatti già come questa tecnologia possa andare a generare gli stessi benefici mettendosi al servizio di settori che vanno ben al di là dell’industria del software.
Concentrandoci qui sull’ambito aziendale, gli esperti sono concordi nell’affermare come l’IA possa offrire opportunità concrete e significative alle imprese, soprattutto piccole e medie, consentendo, in maniera molto generale, lo sviluppo di soluzioni innovative e il conseguente aumento di efficienza. Tanto poi dipende, ovviamente, dalle caratteristiche e dagli obiettivi delle singole realtà. In questo come in altri contesti, l’IA si inserisce nel più ampio processo di digitalizzazione, che, in un contesto di impresa, si traduce nell’utilizzo della tecnologia per migliorare, cambiare o sostituire procedimenti esistenti, rendendo l’organizzazione più efficace, competitiva ed adattabile. “L’IA è un acceleratore della digitalizzazione, il quale porta valore aggiunto ad un’impresa attraverso l’automazione, che consente una riduzione dei tempi operativi, la personalizzazione, e cioè la possibilità di avere offerte mirate sui dati dei clienti, l’analisi predittiva, che si traduce in un supporto decisionale più accurato, e il miglioramento dell’efficienza, con connessa riduzione di errori umani nei processi”, afferma Alessandro Marrarosa, responsabile del team Strategia e modelli aziendali digitali di Raiffeisen Centro Imprenditoriale ed esperto in digitalizzazione dei processi aziendali.
Ci riferiamo, in questo caso, a quella che viene denominata “Intelligenza artificiale generativa”, quella, per intenderci, di ChatGPT, il bot conversazionale, lanciato nel 2022 dell’azienda californiana OpenAI, che, con la sua capacità di formulare risposte coerenti e strutturate alle domande più disparate in tempo reale, ha avuto il merito di far diventare l’IA mainstream.
L’Intelligenza artificiale generativa riguarda infatti tools che sono in grado di generare nuovi contenuti (testi, immagini, musica e video) in modo autonomo a partire dall’osservazione di quanto prodotto dall’intelligenza umana e di interagire con l’utente usando un linguaggio naturale. Le principali applicazioni sono, appunto, i chatbot e gli assistenti virtuali.
Trattandosi di modelli dall’ampia flessibilità, sono potenzialmente applicabili in ogni campo.
Un’altra applicazione dell’IAG rientra nel campo dell’analisi dei dati non strutturati, e cioè le informazioni contenute in documenti, immagini e suoni che, attraverso l’abilità di questi modelli nel dare un senso logico all’informazione, viene in automatico catalogata. Anche in questo caso, i modelli di intelligenza artificiale possono essere facilmente adattati, il che, in ambito aziendale, si traduce in applicazioni del tipo catalogazione di file e documenti, scrittura di report, riassunti di testi o riconoscimento di immagini, per non citare che qualche esempio.
“Con capacità di apprendimento automatico, generazione di contenuti (con strumenti quali bot conversazionali di ultima generazione, come ChatGPT, e app per la creazione di immagini, come DALL-E), analisi predittiva e automazione dei processi, l’IA ha raggiunto un livello di sviluppo avanzato”, continua Marrarosa, “progressi che stanno trasformando settori come la sanità, la finanza, il marketing e la produzione industriale”.
Siamo però ancora lontani da un’adozione su larga scala di questa tecnologia, che potrebbe avere un impatto significativo sulle modalità operative delle imprese. “Molte aziende in Ticino e in Svizzera hanno iniziato ad implementare l’IA, soprattutto nei settori tecnologici e finanziari. Tuttavia, esistono ancora realtà che non sfruttano appieno questa tecnologia per mancanza di competenze o risorse.
A riguardo, è bene sapere che le PMI possono beneficiare di consulenze mirate per comprendere il potenziale dell’IA”, commenta Marrarosa, che è pure responsabile di digitalswitzerland.com per la Svizzera italiana e docente di Digital Marketing presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Premessa affinché l’implementazione di questa recente tecnologia, e la sua integrazione ai preesistenti processi aziendali, sia un successo, è infatti un’accurata e competente pianificazione, nell’ottica di scegliere le applicazioni che meglio si adattino alle specifiche esigenze della società, identificando i processi e le aree che maggiormente ne possano beneficiare e che allo stesso tempo comportino un favorevole rapporto costi-benefici. Questo anche perché le possibili applicazioni dell’IA, oltre ad opportunità e benefici, comportano pure dei rischi.
“Tra i principali annovero quelli legati alla privacy (motivo per cui raccogliere dati sensibili richiede protezioni avanzate), ai bias algoritmici (ci possono essere delle discriminazioni se i dati di addestramento non sono equilibrati) e pure alla dipendenza tecnologica, nel senso che un’eccessiva automatizzazione può portare a vulnerabilità operative”, spiega Alessandro Marrarosa, che, nell’intento di aiutare le aziende a immaginare il futuro, nel 2017 ha fondato il sito digitalizzazione.ch, gestito poi fino ad agosto dello scorso anno.
Nell’odierno contesto imprenditoriale – come dicevamo – non tutte le aziende dispongono però al loro interno di un adeguato know-how e dei necessari strumenti per capire come sfruttare al meglio l’IA nei processi aziendali, scongiurando i rischi ed evitando di fare scelte sbagliate, con le conseguenze che ciò comporta in termini economici e di efficienza. “La mancanza di formazione e di strumenti adeguati limita l’adozione dell’IA. Iniziative come workshop e programmi di formazione, come quelli che ho condotto, sono fondamentali per colmare queste lacune”, afferma l’esperto in digitalizzazione dei processi aziendali.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia recente e in divenire che, ad oggi, di fronte a numerose potenzialità, comporta anche e ancora dei limiti. “I principali includono la dipendenza da grandi quantità di dati, la difficoltà nell’adattamento a contesti non strutturati ed infine la mancanza di comprensione ‘umana’, la quale limita l’IA in decisioni etiche o creative”, elenca il nostro interlocutore.
Altri aspetti che al momento attuale sollevano dubbi sono la carenza di determinati componenti elettronici e i consumi di energia.
Tornando al confronto con l’uomo, che la tecnologia di cui ci stiamo occupando non può, evidentemente, sostituire, va ricordato come essa non abbia alcuna consapevolezza del mondo e del significato delle informazioni che rielabora. L’intelligenza artificiale non è in grado di fare ragionamenti complessi, oltre ad essere sprovvista della parte di intelligenza emotiva ed intuitiva di cui è invece dotato l’uomo. Quello che fa è piuttosto cercare pattern di correlazioni nei dati che le consentano di fare una previsione o dare una risposta che sia il più possibile appropriata ed attendibile.
L’IA, inoltre, funzionando per la sua stessa natura su dati già esistenti, porta ad ottimizzare i processi, nei vari ambiti, in maniera standard. Per questo è importante che vi sia un rapporto di collaborazione con l’uomo, senza il quale il risultato sarebbe quello di ridurre, appunto, tutto a qualcosa di standardizzato. “In ambito lavorativo l’IA deve essere un complemento e non un sostituto. L’uomo deve mantenere il controllo decisionale e sfruttare l’IA per compiti ripetitivi o analitici, concentrandosi su creatività e strategia”, commenta Marrarosa. In questo modo, l’AI comporterà indubbiamente una trasformazione nel mercato del lavoro, andando ad occuparsi di determinate attività svolte finora dall’uomo all’interno di quella che è la sua professione.
D’altra parte, progredendo con l’implementazione della tecnologia, risulteranno necessarie sempre più competenze per poterla gestire: “La chiave sta nella riqualificazione del personale e nella preparazione a ruoli che richiedono interazione tra uomo e macchina”, afferma Alessandro Marrarosa, “ciò contribuirà a far sì che in futuro l’IA trasformerà l’economia elvetica aumentando efficienza e innovazione”.
A proposito dell’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’economia del nostro Paese nei prossimi anni, vengono regolarmente condotti degli studi. Tra questi, figura quello pubblicato ad ottobre da Innovate Switzerland Community, una realtà promossa da Microsoft Svizzera, che per l’occasione si è appoggiata al laboratorio di idee WIRE, in collaborazione con il Politecnico federale di Zurigo, per interrogare 111 società. Dall’indagine è emerso che l’IA avrà un impatto massiccio sull’economia elvetica: il 68% delle imprese contattate si aspetta nei prossimi 5 anni un aumento della produttività, che per un ulteriore 27% sarà forte, mentre solo il 5% non prevede su questo fronte alcun cambiamento oppure vede un calo. I guadagni in produttività saranno visibili nei prossimi due anni (47% delle aziende), nel prossimo lustro (41%) o nel prossimo decennio (13%).
Secondo le realtà che hanno partecipato allo studio, l’IA sarà utilizzata soprattutto per ampliare la ricerca, far fronte alla carenza di manodopera qualificata e per promuovere l’innovazione.
Intervista a Alessandro Marrarosa,
Responsabile digitalswitzerland.com per la Svizzera Italiana
Esperto in digitalizzazione dei processi aziendali
a cura di Alessandra Ostini Sutto