Una sensazione condivisa tra gli operatori del settore, che viene però mitigata dai dati riportati dai direttori dei Centri professionali tecnici (CPT) di Bellinzona, Locarno e Lugano-Trevano, ognuno dei quali ospita al suo interno una sede SPAI (Scuola professionale artigianale e industriale), responsabile dei percorsi formativi nell’ambito della tecnica della costruzione, progettazione ed esecuzione di impianti sanitari, riscaldamenti, ventilazione ed opere da lattoniere.
“Negli anni il numero di progettisti è abbastanza regolare; ogni anno vengono firmati all’incirca 5-6 contratti di tirocinio. Non sono grandi numeri, ma rimangono interessanti dato che si tratta di una professione di nicchia”, afferma Cecilia Beti, dal 2019 direttrice del CPT di Lugano-Trevano, dove le professioni delle aree del disegno e della chimica hanno una formazione di base a tempo pieno per il primo anno, con lo scopo di consentire ai giovani che le frequentano di entrare nel mondo del lavoro con un bagaglio di base consolidato. “Per gli installatori di impianti sanitari abbiamo tra i 40 e i 50 nuovi apprendisti ogni anno, mentre per gli installatori di riscaldamenti ne abbiamo una quindicina. Va notato che i numeri sono rimasti stabili con l’introduzione della nuova ordinanza nel 2020, in cui si è passati da una formazione triennale ad una quadriennale, che dà la possibilità di seguire, parallelamente all’apprendistato, i corsi per l’ottenimento della maturità professionale tecnica.
Tra i vari contenuti aggiunti vanno citate le energie rinnovabili che permettono ai professionisti qualificati di stare al passo con lo stato dell’arte”, spiega Davide Böhny, direttore del CPT di Locarno, proprio dal 2020, che continua: “a quanto detto vanno aggiunti una decina di apprendisti nella formazione biennale, sia sanitari sia riscaldamenti, per i quali si è introdotta quest’anno una nuova ordinanza, che richiede una piattaforma digitale di apprendimento; i ragazzi arrivano quindi con il portatile a scuola, in azienda o ai corsi interaziendali e svolgono svariate attività direttamente sulla piattaforma”. Numeri piuttosto esigui quelli che riguardano lattonieri e costruttori d’impianti di ventilazione: “i nuovi contratti sono complessivamente una quindicina ogni anno (2 o 3 per i lattonieri)”, afferma Manolo Zanella, dal 2013 direttore del CPT di Bellinzona, “la formazione biennale in ‘Addetto alla tecnica della costruzione’ sta riscuotendo ben poco successo, con numeri quasi fermi a 0”.
Le cifre relative ai ragazzi che optano per un apprendistato nel campo della tecnica termo-sanitaria – con l’unica eccezione per gli installatori di impianti sanitari -, seppur piuttosto stabili nel tempo, sono quindi effettivamente basse. Più in generale, la sezione di formazione in cui rientrano – “industria, artigianato, verde, artistico” – è quella che conta i numeri più alti (1472 nel 2019, 1484 nel 2020, 1572 nel 2021 e 1562 nel 2022), rispetto alle altre, e cioè a quella del sanitario e del sociale (427 nel 2019, 417 nel 2020, 437 nel 2021, 423 nel 2022) e a quella commerciale e dei servizi (550 nel 2019, 492 nel 2020, 514 nel 2021, 529 nel 2022), secondo i dati della “Campagna di collocamento e le scelte dei giovani”, pubblicati dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Anche in questo caso, si tratta di cifre tendenzialmente stabili negli anni presi in considerazione.
La scuola continua a prevalere nelle scelte
“Spesso chi si avvicina a queste professioni lo fa su influenza di famigliari o conoscenti che lavorano nell’ambito”, commentano i tre direttori dei CPT. A 14 o 15 anni per molti ragazzi può non essere semplice indirizzarsi già verso una professione così specifica e, tendenzialmente, chi ha la possibilità (chi adempie cioè ai requisiti) preferisce proseguire gli studi, anche per posticipare il tempo di una scelta. Secondo i dati presentati dal DECS il mese di luglio – che si basano sulla tradizionale inchiesta sulle intenzioni degli allievi al termine della scuola dell’obbligo – il 44% dei ragazzi intende proseguire la formazione in una scuola media superiore (Liceo, Scuola cantonale di commercio, Licei privati), il 21% optare per una scuola professionale a tempo pieno, il 28% sceglie il percorso dell’apprendistato duale scuola-azienda; il rimanente 7% opta per altre soluzioni (pretirocinio, scuole specializzate, ripetizione della quarta media).
“Purtroppo in Ticino l’immagine del classico apprendistato resta debole mentre lo studio continua ad essere ritenuto più prestigioso. E questo è, in generale, l’aspetto predominante dello scarso interesse dei giovani nei confronti dell’apprendistato”, afferma Sara Rossini, co-fondatrice e direttrice di fill-up, azienda che si occupa di coaching per apprendisti e aziende formatrici. “A mio avviso più che di un calo di interesse dei giovani nei confronti del nostro settore, si tratta del perdurare di un ‘alone di negatività’ che le professioni artigianali si portano dietro da sempre. A differenza del resto della Svizzera, da noi i mestieri pratici restano considerati una scelta di ripiego e ai giovani viene tuttora inculcato il concetto di ‘dover studiare’ per diventare qualcuno che conta nella società”, aggiunge Flavio Bassetti, responsabile della formazione presso il Centro professionale suissetec di Gordola, dove gli apprendisti svolgono i corsi interaziendali.
“Un altro elemento che gioca a sfavore dell’apprendistato è il fatto che la procedura di reclutamento si è fatta più complicata”, continua Rossini, che ha svolto quasi tutta la sua carriera in settori legati alla formazione, “i ragazzi hanno difficoltà a dover sostenere questo impegnativo processo, a dover scrivere una lettera e un curriculum vitae attraenti, a dover fare un colloquio d’assunzione, a dover dar conto all’azienda dei propri risultati scolastici; iscriversi ad una scuola è senza dubbio più facile e più impersonale: si compila un formulario ed è fatta, senza che nessuno ti giudichi e senza doversi giustificare”. Sicuramente quindi il fatto di optare per una scuola tiene i ragazzi di oggi, esponenti della Generazione Z (quella dei nati tra il 1997 e il 2012), definita come “la più ansiosa di sempre”, in una zona di comfort.
La Gen Z, forza lavoro del futuro
I ragazzi della Gen Z hanno un approccio diverso all’universo professionale rispetto alla generazione dei loro genitori; alla stabilità preferiscono la disponibilità di tempo libero e la flessibilità dell’orario, e, in seguito, l’autonomia. Oltre alle possibilità di carriera e all’aspetto tecnologico, i Post-Millennials in azienda accordano importanza a tematiche quali l’inclusione e la responsabilità sociale e, più in generale, all’ambiente di lavoro, apprezzando in particolare una comunicazione trasparente ed immediata, delle attività che creino un senso di comunità e una modalità di lavoro che li veda coinvolti e consenta di avere la prova che il loro tempo e il loro impegno hanno un significato reale.
“Secondo me l’approccio che la Gen Z ha al mondo del lavoro incide più che sulla scelta della strada da percorrere su quella dell’azienda; detto in altre parole, la generazione Z sceglie l’azienda, nella quale ci deve essere qualità, possibilità di acquisire competenze e venir valorizzati”, commenta Sara Rossini, “Swisscom, per esempio, fa lavorare i giovani che ha in formazione a progetto, fatto che risponde bene a ciò che essi cercano, e cioè coinvolgimento, valorizzazione, confronto, oltre a dare un senso al lavoro e ricevere un feedback”.
Se vogliono risultare attrattive agli occhi di questa nuova categoria di lavoratori, le imprese devono prendere coscienza della necessità di creare un ambiente adatto ad accoglierli e farli crescere ed evolvere. “La generazione è cambiata, il contesto è cambiato, ma purtroppo una parte di aziende è ferma e forma ancora come tanti anni fa, con il problema che questo non funziona più”, spiega la direttrice di fill-up, “come prova il fatto che il Ticino è uno dei Cantoni con il più alto tasso di scioglimento dei contratti, il 35% rispetto al 22% svizzero. E visto che l’apprendistato è una delle misure più dirette per immettere nel mercato del lavoro personale qualificato, le aziende devono capire che è ora di mettere mano alla propria formazione interna”.
La top-10 degli apprendistati scelti dai ragazzi
“Attirare i giovani”, questo ci riporta indietro, e cioè alla preoccupazione per l’interesse giudicato non sufficiente che le professioni del settore della tecnica termo-sanitaria suscita nei ragazzi che si trovano a dover scegliere cosa fare dopo la scuola media. Uno dei problemi risiede nel fatto che queste professioni hanno poca visibilità e risulta quindi difficile far passare il messaggio che possono essere interessanti per i ragazzi. La mancanza di visibilità è un fattore comune a vari tirocini, se si considera che nel nostro Paese, dove è possibile scegliere fra circa 245 formazioni professionali di base, quasi il 50% dei nuovi contratti riguarda solo dieci professioni: impiegato di commercio, operatore sociosanitario, impiegato del commercio al dettaglio, operatore socioassistenziale, informatico, installatore elettricista, impiegato in logistica, disegnatore, cuoco e agricoltore (“La formazione professionale in Svizzera – Fatti e cifre 2022”, edito dalla Segreteria di Stato per la formazione, le ricerca e l’innovazione, SEFRI).
“L’impiegato di commercio resta in assoluto la prima scelta. Un buon successo lo riscuotono poi i percorsi in ambito sociosanitario e socioassistenziale anche per la possibilità di frequentare una scuola tempo pieno che – come dicevamo – mantiene alcuni giovani nella propria zona di confort. Sull’interesse per la professione del cuoco, influiscono programmi televisivi come Masterchef e simili, mentre quella dell’informatico resta considerata da molti genitori una delle professioni del futuro”, commenta Sara Rossini, “oltre la ‘top ten’, altre formazioni professionali di base che riscuotono sempre un buon successo sono quella di assistente di studio medico (tra le ragazze) e muratore tra i ragazzi, per una questione di stipendio. Insomma, continuano a prevalere i classici, che oltretutto, a mio avviso, non sempre sono delle scelte orientate al futuro”.
Quando si tratta di optare per un apprendistato piuttosto che un altro, tornano quindi a giocare un ruolo gli stereotipi di prestigio. “Nel caso specifico, quella dell’impiegato di commercio è vista come una professione prestigiosa, cosa che non si può dire per quelle manuali”, continua Rossini. Altri elementi che concorrono alla scelta sono le esperienze di amici e conoscenti e, in maniera importante, i genitori i quali a volte restano ancorati a quelle che erano le idee vigenti ai tempi in cui loro si trovavano a dover decidere che strada percorrere. Fattori, quelli appena elencati, che non giocano a favore di una cospicua parte delle 245 professioni che si possono apprendere tramite un apprendistato le quali, di fatto, restano sconosciute ai più.
Iniziative promozionali
Cosa si può quindi fare per promuovere questi curriculi formativi, di cui fanno parte anche quelli che sono oggetto del presente articolo? “Noi come suissetec ci impegniamo, sia a livello nazionale che sul piano cantonale, a pubblicizzare i nostri profili professionali attraverso i media. Partecipiamo anche alle varie manifestazioni tese ad agevolare la conoscenza delle nostre professioni, oltre ad aprire il nostro Centro di formazione professionale alle scuole dell’obbligo”, spiega Bassetti di suissetec, l’Associazione svizzera e del Lichtenstein della tecnica della costruzione, per i settori della progettazione, degli impianti sanitari, del riscaldamento, delle opere da lattoniere e della ventilazione, “tuttavia queste iniziative non bastano. Servirebbe un vero e proprio cambiamento di mentalità nella società. Agire maggiormente sul piano dell’orientamento professionale potrebbe essere un mezzo per migliorare la situazione. Ribadisco tuttavia che valorizzare le nostre professioni attraverso un miglioramento del ruolo dell’artigiano nella società non sarà facile e rimane l’obiettivo principale”.
Secondo la direttrice di fill-up sulle difficoltà di reclutamento dei giovani gioca, in parte, un atteggiamento attendista delle associazioni di categoria, le quali, abituate che dei giovani comunque sono sempre arrivati, non hanno promosso delle iniziative, come campagne o eventi, a promozione dell’apprendistato. “Nemmeno i relativi sui siti internet contengono elementi pensati per attirare i giovani”, aggiunge. I ragazzi poi – e questo va tenuto ben presente – hanno bisogno di vedere, provare, sperimentare, per poter scoprire una professione.
Un bisogno che negli anni della pandemia non ha avuto la possibilità di venir sodisfatto. “A mio modo di vedere bisognerebbe agevolare la possibilità di fare degli stage”, continua Sara Rossini, che dal 2008 è responsabile per la lingua italiana di SwissSkills, i campionati delle professioni per gli apprendisti, che si tengono ogni due anni a Berna e costituiscono un’interessante opportunità per chi si avvicina alla fine della scuola dell’obbligo per venire a conoscenza di professioni che magari ignorano o avere una dimostrazione pratica di quelle che già conoscono.
“Nel corso degli anni diversi apprendisti nelle nostre professioni si sono contraddistinti a livello svizzero durante gli SwissSkills. È importante valorizzare e portare queste testimonianze ai ragazzi in formazione, per promuovere percorsi di carriera con una formazione specifica”, afferma Manolo Zanella del CPT di Bellinzona. Restando in tema, un’altra cosa che potrebbe essere utile per promuovere le professioni sarebbe quella di ricorrere a dei testimonial, perché, per i Gen Z, la credibilità viene data da una faccia nota.
“E poi organizzare una fiera delle professioni, che in Ticino non c’è più. Anzi, secondo me non bisognerebbe affidarsi ad un evento unico, ma organizzarne diversi e regolarmente. E infine, lavorare sui genitori, i quali – è dato dalle statistiche – sono i primi influenzatori della scelta”, continua la co-ideatrice di fill-up, uno dei cui ambiti nel quale interviene sono proprio le associazioni professionali, per aiutarle a fare promozione per attirare più giovani verso i propri apprendistati.
Il Cantone e i privati
Ovviamente il Cantone è attivo nell’aiutare ed affiancare i ragazzi e le loro famiglie lungo il percorso che porta alla scelta della formazione e lo fa con strumenti nuovi, che si aggiungono a quelli più classici. Tra i secondi figurano le consulenze offerte dagli orientatori dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale, attivi presso le varie sedi delle scuole medie, come pure la documentazione – cartacea e digitale – messa a disposizione dal detto Ufficio (anche sul sito www.orientamento.ch). Per chi invece preferisce il digitale, il DECS mette a disposizione varie applicazioni interattive: la BIZ App, che consente di scoprire le professioni e posti di apprendistato direttamente sul proprio dispositivo mobile, la piattaforma miOriento, un supporto alla prima scelta formativa, e la Swiss Virtual Expo, entrando nella quale è possibile esplorare la Città dei mestieri della Svizzera italiana.
Chi preferisce può anche visitare fisicamente questo spazio, a Bellinzona,dove si offrono consulenza, documentazione, eventi, conferenze, incontri con aziende e risorse multimediali. Per quel che riguarda invece gli stage di orientamento, molto importanti perché permettono da un lato ai giovani di mettere loro stessi e la propria scelta alla prova e dall’altro alle aziende di entrare in contatto con ipotetici futuri candidati, da quest’anno vi è la possibilità per queste ultime di rendersi disponibili direttamente sul repertorio pubblicato su www.orientamento.ch/stage.
Altra novità cantonale del 2023 è il progetto “Millestrade”, che permette a giovani, genitori, docenti ed aziende di avvicinarsi alle opportunità offerte dalla formazione professionale in Ticino per mezzo di porte aperte presso i centri dei corsi interaziendali e grandi aziende, un furgone mobile presente nelle scuole e in eventi pubblici e una serie di incontri informativi.
Accanto alle numerose proposte del Cantone, ne esistono altre, private, tra cui citiamo ROCKYOUR LIFE, presente in Ticino dallo scorso anno. Si tratta di un programma gratuito che mira a sostenere gli allievi in una transizione di successo dalla scuola dell’obbligo verso la formazione professionale, l’apprendistato o la formazione secondaria ideale per loro. Nello specifico, si tratta di un programma di mentoring, nel quale un mentee (allievo della scuola media) viene accompagnato da un mentore (studente del post obbligo o giovane professionista) in un percorso di scoperta delle proprie capacità attraverso un programma personalizzato ne valorizza il potenziale. Anche le aziende possono avere un ruolo in questo progetto diventando partner e consentendo ai ragazzi di farsi in anticipo un’idea di cosa sia il mondo del lavoro attraverso visite guidate o stage.
L’interesse delle professioni della tecnica termo-sanitaria
Ma, tornando a dove eravamo partiti, tra questi ragazzi di quarta media, quale potrebbe essere il profilo di quelli interessati a svolgere un apprendistato in una delle professioni del settore di pertinenza di ATTS? “Un ragazzo, o una ragazza, interessato al disegno tecnico, agli impianti, curioso di come funziona la tecnica in una costruzione e con la voglia di essere utile; in queste professioni infatti quanto svolto è subito spendibile e ciò genera motivazione e senso di appartenenza. Per quanto riguarda nello specifico gli installatori si tratta di un lavoro prevalentemente svolto all’esterno, in cantiere o presso il cliente per riparazioni, quindi in un ambiente dinamico e in stretta relazione con altri professionisti del settore.
Questo permette di acquisire competenze dirette relative alla professione come pure a quelle affini, per avere una maggior consapevolezza del contesto in cui si opera”, spiega Davide Böhny del CPT di Locarno. “Un giovane interessato ad una di queste professioni dovrebbe essere dotato di abilità manuale, orientato all’informatica ed aperto alle conoscenze professionali specifiche anche sul piano teorico”, aggiunge Flavio Bassetti di suissetec, “Con la crisi climatica ed energetica che stiamo vivendo, un interesse per le energie alternative, segnatamente per il fatto di poter progettare ed installare impianti moderni e a basso impatto energetico, è, a mio avviso, la chiave su cui far leva per rendere attrattive le nostre professioni”.
Grazie all’onda partita con Greta Thunberg, nelle nuove generazioni si è infatti sviluppata una chiara consapevolezza riguardo al ruolo che le azioni compiute oggi avranno sul futuro del pianeta. In questo scenario l’abbandono dei combustibili fossili, il ricorso alle energie rinnovabili e all’economia circolare sono tra i temi che i giovani hanno più a cuore. Qualcosa si sta muovendo in questa direzione per le professioni di cui ci stiamo occupando: “La nuova ordinanza per i progettisti, che arriverà nel settembre 2026, inserisce dei cambiamenti unendo anche due indirizzi (riscaldamento – climatizzazione); in questo nuovo percorso vi sarà spazio pure per tematiche legate all’ambiente”, spiega Cecilia Beti del CPT di Trevano.
Nuovi apprendistati nel solare
Una spinta più decisa nella direzione delle energie rinnovabili viene data da Swissolar – l’Associazione di categorie svizzera per l’energia solare – che, a partire dal prossimo anno scolastico proporrà, in tutto il Paese, due apprendistati completamente nuovi, dedicati al settore solare, e cioè quello per diventare ‘installatore di impianti solari AFC’, rispettivamente ‘montatore di impianti solari CFP’. Entrambe le professioni sono sviluppate in collaborazione con Polybau e integrate nel settore professionale dell’involucro edilizio.
“L’idea di creare i nuovi apprendistati è partita dalle aziende stesse, sulla base della constatazione che c’è un grande fabbisogno di manodopera specializzata e che l’offerta attuale di corsi, inclusi quelli interni delle ditte, non era più sufficiente a formare queste figure professionali con le necessarie competenze”, afferma Claudio Caccia, titolare e consulente energetico di Studioenergia ad Avegno e coordinatore per la svizzera italiana di Swissolar.
In Svizzera, come nel resto nel mondo, la crescita del mercato degli impianti solari è molto sostenuta. “Nel nostro Paese gli ultimi cinque anni sono stati sistematicamente tutti da record, con una crescita tra il 40 e il 50%. Questo spiega anche la costante crescita del numero di addetti nelle ditte del ramo, ma anche la difficoltà a trovare personale e a formarlo in tempi ragionevoli”, continua Caccia, “attualmente, molte persone giungono in un certo senso ‘trasversalmente’ al settore degli impianti solari, partendo perlopiù da professioni affini riguardanti gli impianti elettrici, l’impiantistica degli edifici e gli edifici stessi. Per questo motivo, sinora le possibilità di riqualifica erano perlopiù limitate a corsi di formazione continua piuttosto brevi, che in gran parte presupponevano un minimo di competenze in ambito tecnico. Esistono anche puntualmente altre possibilità di formazione continua, come ad esempio dei CAS (Certificate of Advanced Studies) specifici o la formazione di ‘Solarteur’, che tuttavia da noi si tengono piuttosto di rado per una questione di numeri”
Attraverso un ulteriore rafforzamento della formazione continua e grazie ai nuovi apprendistati si conta di far fronte il più possibile ai bisogni del mercato. “È stato calcolato che da qui al 2035 in Svizzera avremo bisogno di 10’000 professionisti in più nel settore solare, per sostenere la crescita di quello che diventerà uno dei pilastri del nostro approvvigionamento energetico, nonché dare una risposta alla necessità di ridurre la nostra dipendenza energetica da fonti fossili o comunque non rinnovabili provenienti dall’estero e all’impellente necessità di ridurre drasticamente le emissioni di gas che alterano il clima al di là del sopportabile”, spiega il coordinatore per la svizzera italiana di Swissolar.
Delle risposte che potranno contribuire a dare i ragazzi che opteranno per uno degli apprendistati proposti da Swissolar, trasformando così una preoccupazione in un impegno concreto, oltre che in un cammino professionale affascinante e rivolto al futuro. “I ragazzi interessati possono fin d’ora effettuare degli stage d’orientamento anche nel nostro Cantone nel quale, al momento, sono già cinque le ditte associate a Swissolar che hanno espresso il desiderio di poter formare degli apprendisti. Naturalmente, alla luce del boom in atto nel settore, confidiamo che questo numero aumenti ulteriormente. In Svizzera, le aziende interessate sono già più di 150”, conclude Claudio Caccia.
Alessandra Ostini Sutto