Le cinque “pale” eoliche che sorgono in cima al massiccio del San Gottardo sono un esempio di come un impianto imponente e importante possa integrarsi in un paesaggio delicato e simbolico. Lo spiega anche l’architetto paesaggista Francesca Kamber che ha studiato l’inserimento nel paesaggio, in una delle interviste che si possono trovare nel nuovo volume dell’AET.
Il libro parte però da lontano. Grazie a Francesco Viscontini ripercorre la storia del passo e la sua importanza strategica per il Ticino e per tutto il Paese. Un luogo, che nel tempo è diventato simbolico, tanto che ogni anno, il primo di agosto il Vescovo vi celebra la Santa Messa.
Il progetto del Parco eolico del San Gottardo ha avuto un lungo iter. Basti pensare che le prime idee furono messe nero su bianco una ventina di anni fa. Ma poi, vuoi per molti ritardi, vuoi per diversi ricorsi, l’inizio dei lavori è stato posticipato di volta in volta. Solo nel 2019 è partito il cantiere che si è concluso con successo nel 2021. Un cantiere complesso, impegnativo e unico in Ticino visto che è stato il primo cantiere del genere alle nostre latitudini. E non sono mancate le difficoltà, basti pensare al trasporto delle lunghe pale alte quasi cento metri.
Un progetto sul quale l’AET ha creduto molto anche per testare un vettore energetico, l’eolico, per ora assente al Sud delle Alpi. E in un momento nel quale l’autosufficienza in questo campo è sempre più importante, anche l’eolico assume un ruolo che in futuro si potrebbe incrementare.
Oggi il Parco eolico del San Gottardo è il secondo per potenza generata (con i suoi 11.75 MW) in tutta la Svizzera.
Certo, siamo ancora lontani dalla produzione energetica degli altri vettori, ma è un primo passo nella giusta direzione e soprattutto nella sostituzione di vettori fossili con quelli rinnovabili. Infatti, il parco, come spiega bene anche Giovanni Bernasconi (responsabile della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo del Dipartimento del territorio), si inserisce nella Politica energetica cantonale e soprattutto nello scenario che ha come obiettivo il 2050.
Da parte sua il direttore dell’AET Roberto Pronini sottolinea come questo progetto sia un punto di partenza. Infatti, l’azienda sta valutando altre possibili zone nelle quali poter creare altri impianti simili, anche se non è semplice avere le condizioni ideali (accessibilità, ventosità e allacciamento a una rete) trovate sul San Gottardo.
Da sottolineare, infine, che tra le varie interviste e le bellissime foto, la pubblicazione può contare anche su una serie di suggerimenti di itinerari escursionistici a contatto col parco eolico disegnati e curati da Ely Riva.